“Quelli di via Politeama”
Il 31 gennaio e il 1 febbraio al Teatro Verdi di Sassari commedia in tre atti di Cosimo Filigheddu e Mario Lubino. Regia di Marco Spiga
Sassari. Venerdì 31 gennaio alle 21 (replica sabato 1 febbraio) va in scena al Teatro Verdi “Quelli di via Politeama”. Come sottolineano gli attori, all’inizio il titolo era soltanto “Via Politeama”: una suggestione toponomastica dalla quale fare partire il percorso di una storia. Poi, mentre procedeva la scrittura del testo, il luogo topico si è riempito di persone e i personaggi quindi, con le loro vicende irresistibilmente comiche e grandiosamente tragiche, hanno dato il vero carattere a questa commedia in tre atti. È il titolo è diventato “Quelli di via Politeama”.
La commedia di Cosimo Filigheddu e Mario Lubino, con la regia di Marco Spiga, è stata prodotta dalla Compagnia Teatro Sassari in coproduzione con il Conservatorio “Luigi Canepa”, la Cooperativa Teatro e/o Musica e il Teatro Verdi. Fondamentale in questo progetto la partecipazione dell’orchestra del Conservatorio “Canepa”, formata da 55 elementi diretta da Andrea Raffanini. A patrocinare l’evento, oltre alla Fondazione di Sardegna, la Regione, il Comune di Sassari e Access, l’associazione culturale per il rilancio del centro cittadino attraverso le attività culturali e i luoghi dello spettacolo.
«La commedia è dedicata alla storia del più amato di questi luoghi – dice Cosimo Filigheddu – il Teatro Verdi. Inaugurato nel 1884, gravemente danneggiato da un incendio nel 1923, ricostruito e rimesso in funzione tre anni dopo, il Politeama, che prenderà dopo pochi anni di vita il nome di Teatro Verdi, rappresenta da quasi un secolo e mezzo lo spettacolo nell’immaginario della città. Non solo musica lirica, della quale è stato il vero e proprio tempio prima della costruzione del teatro Comunale, ma ogni forma di intrattenimento: dal cinema al varietà, dal circo equestre al pugilato, dalla prosa al balletto e all’operetta».
Lo spettacolo non è uno storytelling, ma una vera e propria commedia in cui una scalcinata compagnia con pretese di grandi attori conduce le prove di un dramma storico, con un regista e certi vecchi tromboni della compagnia che nella loro buffa presunzione rifiutano anzi il moderno genere di racconto della storia chiamato appunto storytelling. «…teatro nel teatro – dice Cosimo Filigheddu – un genere di difficile interpretazione, dove ciascun attore deve vivere sul palcoscenico se stesso, la sua emanazione attoriale e insieme i personaggi storici che in questa movimentata prova teatrale è chiamato a sostenere».
«In questo quadro quelli di via Politeama – dice Mario Lubino – sono quindi re e regine, grandi musicisti, imprenditori, storici e uomini politici, cioè i protagonisti della saga del Teatro Verdi e della città di Sassari, ma infiltrati e posseduti da attori un po’ guitti che nella loro simpatica ignoranza, rifiutando con corale disprezzo il termine “storytelling” si illudono di essere i custodi di un sognato “teatro classico”».
Oltre la commedia parla la storia: a muovere dall’inaugurazione del 1884 nel cupo ricordo del colera del 1850 che aveva falcidiato la città, e molti erano vivi, lì in teatro, a ricordarla, mentre una nuova epidemia si affaccia dal “Continente”. E mentre i mitici fondatori del teatro, da Brusco a Piercy, i leader politici di Sassari, Enrico Costa e il costruttore livornese Sacuto, e le loro mogli, raccontano la storia vera tra baruffe e inganni – ridiventando ogni tanto gli attori che li interpretano e poi rituffandosi nel passato – una ragazza si sente male. Sono i sintomi del colera.
Nel secondo atto si rievoca la serata di gala al Politeama per festeggiare il re Umberto in visita con la regina Margherita per inaugurare il monumento a suo padre in piazza d’Italia. E se nel primo atto l’elemento tragico annegato nella comicità era il morbo assassino, in questo secondo atto, siamo nel 1899, è la premonizione dell’imminente uccisione del re da parte dell’anarchico Bresci. Un indovino sassarese gliela racconterà facendo irruzione nel suo palchetto anche qui con uno straordinario effetto tragicomico.
Nel racconto anche la seconda inaugurazione dopo l’incendio del 1923. Tra i personaggi, Arnaldo Satta Branca, al quale il regime aveva da poco chiuso la sua “Nuova Sardegna”, Candido Mura, simbolo della sempiterna borghesia sassarese sempre in sella nei passaggi dal liberalismo giolittiano alla dittatura fascista e dal Fascismo alla democrazia prima monarchica e poi repubblicana, Bruno Cipelli, l’ingegnere che aveva ricostruito il Verdi.
Sul palcoscenico Mario Lubino, Teresa Soro, Alessandra Spiga, Alfredo Ruscitto, Paolo Colorito, Elisabetta Ibba, Pasquale Poddighe, Michelangelo Ghisu e Claudio Dionisi. Allestimento scenico Tomaso Tanda, luci Tony Grandi.