Legambiente, le nuove frontiere degli ecoreati

Lunedì 6 marzo convegno dibattito al Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari

Sassari. Lunedì prossimo, nell’Aula Barbieri del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, in viale Italia dalle 15, 30, Legambiente – Circolo L’Olivastro di Sassari e il Forum delle Associazioni Uniss organizzano, con il patrocinio dell’Ateneo, l’incontro-dibattito “Le nuove frontiere degli ecoreati”. Prendendo spunto dal rapporto sulle Ecomafie di Legambiente, si intende approfondire alcuni aspetti del problema, dalla situazione della giurisprudenza alle problematiche legate al “furto” di biodiversità. Dopo i saluti istituzionali, interverranno Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente, Daria Perrone (Dipartimento di Giurisprudenza Sassari), Andrea Porceddu (Dipartimento di Agraria Sassari), Fabrizio Massimi (comandante del Gruppo Carabinieri Tutela Ambientale e Transizione Ecologica del Noe di Roma), Tiziana Pinna (Servizio Territoriale del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale di Oristano). L’evento sarà moderato dalla giornalista Paoletta Farina e dal professor Giampaolo Demuro (Dipartimento di Giurisprudenza Sassari).

I dati della criminalità ambientale in Italia

Nel 2021 i reati contro l’ambiente non scendono sotto il muro dei 30mila illeciti (accertati 30.590), registrando una media di quasi 84 reati al giorno, circa 3,5 ogni ora. Un dato preoccupante e che continua a restare alto, nonostante la leggera flessione del -12,3% rispetto ai dati del 2020, mentre crescono gli arresti toccando quota 368, +11,9% rispetto al 2020. Sono 59.268 gli illeciti amministrativi contestati, con una media di 162 al giorno, 6,7 ogni ora. Sommati ai reati ambientali, raccontano di un Paese dove vengono accertate ogni ora circa 10 violazioni di norme poste a tutela dell’ambiente. Ad agevolare questa ondata di reati lo strumento della corruzione: 115 le inchieste censite da 16 settembre 2021 al 31 luglio 2022, con 664 persone arrestate, 709 persone denunciate e 199 sequestri. 14 i comuni sciolti per mafia nel 2021 e 7 nel 2022, a cui vanno aggiunti gli ultimi in ordine di arrivo, Anzio e Nettuno (RM). Dati che si traducono da una parte in ferite insostenibili per l’ambiente, la cui tutela dallo scorso 22 febbraio è entrata tra i principi fondamentali della Costituzione italiana, e dall’altra in un bottino d’oro per gli ecomafiosi che nel 2021 hanno fatturato 8,8 miliardi di euro.

Nel 2021 la Sardegna si è collocata all’ottavo posto nella classifica sull’illegalità ambientale, con 1.387 reati, 1.110 persone denunciate, 6 ordinanze di custodia cautelare e 281 sequestri, confermando la posizione già raggiunta nel 2020. Il settore dove si concentra il maggior numero di reati è quello del ciclo illegale dei rifiuti (dai traffici agli smaltimenti abusivi) con 359 illeciti accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di Porto e 385 persone denunciate. I reati relativi al ciclo del cemento (dalle cave all’abusivismo edilizio) sono stati 345, con 243 persone denunciate, seguiti da quelli relativi agli incendi (293 reati e 82 persone denunciate) e dai reati contro fauna (271, con 221 persone denunciate). La Sardegna è stata nel 2021 la seconda regione d’Italia, dopo il Lazio, come numero di furti di opere d’arte, beni storici e archeologici (99, a fronte dei soli 15 furti accertati nel 2020).

L’analisi dei dati relativi al periodo 2017-2021 restituisce un quadro sostanzialmente simile: i reati accertati in questi 5 anni sono stati 7.123, con una media di poso superiore ai 1.400 reati l’anno, le persone denunciate 8.366, quelle raggiunte da ordinanza di custodia cautelare 67 e 1.369 i sequestri. La provincia più colpita dai fenomeni d’illegalità ambientale è quella di Sassari, con 1.555 illeciti, (esclusi quelli accertati dai Comando Carabinieri Tutela ambientale e Tutela del patrimonio culturale, non disponibili su base provinciale), seguita dalla provincia di Cagliari e da quella di Olbia Tempio.  La ripartizione per provincie tiene conto della suddivisione dei dati inviati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di Porto.

«Nonostante quest’anno non ci sia stato un incremento del numero di reati ambientali in Sardegna non dobbiamo abbassare la guardia – dichiara Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegna –. Siamo comunque l’ottava regione nella classifica dei reati ambientali e sono moltissimi gli ecoreati che rimangono impuniti: gli incendi che ogni estate distruggono ettari della nostra vegetazione e i rifiuti che vengono abbandonati ovunque nell’isola ne sono un esempio tangibile. Il ciclo dei rifiuti continua ad essere al primo posto in Sardegna per numero di illeciti. Abbiamo bisogno di leggi che tutelino in patrimonio ambientale del nostro paese, al Governo chiediamo di inserire i delitti ambientali e il delitto di incendio boschivo tra quelli per cui non scatta alcun automatismo in materia di improcedibilità».

Questa è solo una delle dieci proposte di modifica normativa per rendere più efficace l’azione dello Stato formulate da Legambiente, a partire dall’approvazione delle riforme che mancano all’appello e su cui il Governo Meloni deve dare delle risposte concrete, anche in vista della prossima direttiva europea sui crimini ambientali. Tra queste occorre approvare anche in questa legislatura la costituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (la cosiddetta Commissione Ecomafia); approvare il ddl contro le  agromafie, introdurre nel codice penale i delitti contro gli animali, emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente.

Ecomafia 2022 ci fornisce una fotografia sulla situazione del paese, e permette di stilare una classifica dei settori e delle regioni dove avvengono più reati.

Il ciclo illegale del cemento guida nel 2021 la “classifica” delle filiere illegali con 9.490 reati (31% del totale), seguito da quello dei rifiuti (8.473) che registra anche il maggior numero di arresti, ben 287 (+25,9% rispetto al 2020) e di sequestri (3.745, con +15%) e dai reati contro la fauna (6.215). Impennata dei reati contro il patrimonio boschivo – 5.385 reati tra incendi colposi, dolosi e generici (+27,2%) con una superficie colpita dalle fiamme di oltre 159.000 ettari (+154,8% sul 2020) – e quelli contro il patrimonio culturale con l’aumento dei furti di opere d’arte, che arrivano a quota 603 (+20,4%). Le inchieste contro i traffici illeciti di rifiuti monitorate da Legambiente nel 2021 sono state ben 38, contro le 27 dell’anno precedente, mentre nei primi sette mesi di quest’anno la cifra è arrivata a quota 17. I quantitativi di rifiuti sequestrati superano i 2,3 milioni di tonnellate, l’equivalente di 94.537 tir: messi su strada, uno dietro l’altro, formerebbero un serpentone di 1.286 chilometri, che da Reggio Calabria potrebbe spingersi al confine con la Svizzera. Da segnalare i 640.195 controlli eseguiti nel settore agroalimentare e il fatto che tra i nuovi interessi delle ecomafie c’è il traffico illecito degli oli vegetali esausti. Il Conoe stima che ben 15mila tonnellate all’anno sfuggano alla raccolta e al trattamento dei certificati dei consorzi.

Campania, Puglia, Calabria e Sicilia sono le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa che subiscono il maggiore impatto di ecocriminalità e corruzione. Qui si concentra il 43,8% dei reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, il 33,2% degli illeciti amministrativi e il 51,3% delle inchieste per corruzione ambientale sul totale nazionale. Tra le regioni del Nord la Lombardia si conferma quella con il maggior numero di illeciti ambientali (1.821 reati, pari al 6% del totale nazionale e 33 arresti). Crescono i reati accertati in Liguria, ben 1.228, che scala cinque posizioni, arrivando al nono posto. A livello provinciale, Roma, con 1.196 illeciti ambientali, scalza nel 2021 dalla prima posizione Napoli (1.058), che viene superata di misura anche da quella di Cosenza (1.060). Di fronte a questo quadro complessivo, c’è da dire che nel 2021 le forze dell’ordine hanno applicato per ben 878 volte i delitti contro l’ambiente (legge 68/2015). 292 i beni posti sotto sequestro per un valore complessivo di oltre 227 milioni di euro. Il delitto in assoluto più contestato è quello di inquinamento ambientale, con 445 procedimenti penali, ma il maggior numero di ordinanze di custodia cautelare è scattato per l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, con 497 provvedimenti.

«In Europa si discute di una nuova direttiva sui crimini ambientali, per inasprire le sanzioni e rendere efficace l’attività di prevenzione e repressione. L’Italia, al riguardo, ha maturato importanti competenze, a partire dalle inchieste sui traffici illegali di rifiuti ma sconta ancora ritardi per quanto riguarda in particolare la lotta all’abusivismo edilizio. I reati nel ciclo del cemento – spiega Enrico Fontana, responsabile Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità – sono una vera e propria piaga su cui è necessario continuare a puntare i riflettori, sia per scongiurare nuove sconsiderate ipotesi di sanatorie sia per rilanciare, finalmente, una stagione di demolizioni. In particolare, a nostro avviso è fondamentale approvare un emendamento di modifica dell’articolo 10 bis della legge 120/2020 (semplificazioni in materia di demolizione di opere abusive) per affidare ai prefetti, in caso di inerzia dei Comuni, la responsabilità degli abbattimenti oggetto di ordinanze precedenti all’approvazione della norma, fugando così ogni margine di dubbio circa la sua applicazione».

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