Ledda (Cisl) alla Regione: «La Manovra 2026 sia cambio di passo»
«Serve un patto per sviluppo e lavoro». Prioritaria la ricostituzione della Cabina di Regia della Programmazione Unitaria

Cagliari. «La Sardegna non può più limitarsi a gestire l’ordinario. Con oltre 70mila abitanti persi in dieci anni, un tasso di occupazione fermo al 57,7%, stipendi e pensioni inferiori alla media nazionale, disoccupazione giovanile al 35% e liste d’attesa sanitarie che superano i 12 mesi, serve un cambio di passo. La Manovra 2026 deve diventare un atto politico coraggioso, capace di tradurre le risorse disponibili in crescita inclusiva, lavoro stabile e sviluppo dei territori». Così il segretario generale della Cisl sarda, Pier Luigi Ledda, nel primo incontro con l’assessore della Programmazione sulla Manovra di Bilancio 2026.
Per la Cisl restano prioritari la ricostituzione della Cabina di Regia della Programmazione Unitaria e l’istituzione di un cruscotto pubblico di monitoraggio per garantire trasparenza e velocità della spesa, un piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile e per la formazione professionale, la piena attuazione del Protocollo di Buggerru. Tra le richieste del sindacato, un Fondo di riequilibrio da 100 milioni per le aree interne e incentivi fiscali mirati per famiglie e imprese nei piccoli comuni, un piano per 2mila alloggi in cinque anni e progetti di co-housing intergenerazionale, l’incremento di 50 milioni annui al welfare territoriale, con l’introduzione di un atto di indirizzo regionale per la contrattazione sociale territoriale, l’applicazione della legge nazionale sulla rappresentanza dei lavoratori nei cda delle società partecipate e, sul tema dei trasporti, il raddoppio della linea ferroviaria. Il segretario generale ha, inoltre, ricordato il ruolo dei sindacati: «Cgil, Cisl e Uil sono presenti in oltre la metà dei comuni sardi con patronati, Caf, servizi ai cittadini, formazione e sostegno ai più fragili. Una rete sociale che va valorizzata come presidio di prossimità e coesione, perché la Sardegna non può permettersi di lasciare nessuno indietro».








