“La radiologia non giustificata è un reato”

Seconda edizione nei giorni scorsi del corso “Aggiornamento in radioprotezione”, organizzato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Sassari

Sassari. La seconda edizione del corso “Aggiornamento in radioprotezione”, organizzato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia si è svolta sabato 21 settembre nell’Hotel Grazia Deledda a Sassari. La giornata si è aperta con i saluti del vicepresidente dell’Ordine Salvatore Lorenzoni, prima della presentazione del convegno a cura del responsabile scientifico Daniela Soro.

L’ECM, moderato da Paolo Pintore, si è aperto con la relazione di Luca Simbula che ha messo in evidenza i rischi dell’esposizione radiologica per pazienti e professionisti, ribadendo che un esame diagnostico che prevede l’uso di ionizzanti deve essere sempre giustificato da un vantaggio diagnostico o terapeutico, oppure in campagne di screening rivolte a determinate categorie di persone. Il primo intervento su “Giustificazione e ottimizzazione” è stato curato da Luca Simbula, che ha ribadito che ogni irradiazione deve dare un’efficace risposta al quesito posto, avendo cura di utilizzare la minor dose a fronte del miglior risultato, tenendo conto delle linee guida stilate dall’Organizzazione mondiale della sanità.

L’utilizzo di macchinari di ultima generazione è un valido aiuto per ottenere “appropriatezza diagnostica” con il minor danno possibile. Nelle relazioni di Salvatore Lorenzoni e Francesco Serra sul “Consenso informato” è stato posto l’accento sulla comunicazione “bidirezionale” tra medico e paziente e sulla capacità di comprensione e di elaborazione della patologia da parte del malato, indipendentemente dalla sua scolarizzazione. In definitiva il consenso deve essere sempre: personale, libero, esplicito, consapevole, specifico attuale e revocabile, perché nessuno può essere sottoposto a trattamento sanitario contro la propria volontà, se non in casi specifici, previsti dalla legge.

Del “referto” ha parlato Davide Turilli evidenziando che il documento deve riportare il quesito clinico che giustifica il trattamento, la cui scelta spetta al medico radiologo che dovrà specificare la tecnica dell’esame e la molecola utilizzata per il liquido di contrasto, evitando acronimi e specificando quale tipo di ragionamento ha portato ad una specifica indagine e in quale modo. Questo consente di fornire elementi preziosi nella prosecuzione della cura per tutti i professionisti sanitari coinvolti nel percorso terapeutico

Antonella Calvisi ha trattato il tema “Esposizione in mammografia”, ribadendo che il collare di protezione per le pazienti è solo dannoso, in quanto induce il macchinario ad aumentare l’irradiazione. Ha quindi consigliato la Tomosintesi per la diagnostica del tumore mammario per la percentuale sensibile di riduzione dei falsi positivi che arrivano invece dalla mammografia classica in 2D.

A conclusione della prima sessione sono intervenuti Rossana Bona e Piergiorgio Marini sul “Ruolo del fisico medico”. A questa figura professionale è demandato il controllo di qualità degli impianti utilizzati per la radiologia, la quantità delle dosi somministrate ai pazienti, ma anche la protezione dei sanitari esposti alle radiazioni. I due professionisti hanno fissato il concetto secondo il quale «il beneficio di una diagnosi corretta deve essere superiore al danno espositivo».

La seconda sessione dell’ECM, moderata da Mario Scaglione su “Esposizioni mediche in emergenza – urgenza”, si è aperta con l’intervento di Paola Crivelli che ha parlato dei danni da esposizione radiologica sul bambino e la donna in gravidanza. La Crivelli ha raccomandato di evitare esami non giustificati e quindi non indispensabili. Il radiolologo deve sempre indagare sullo stato di gravidanza delle donne in età fertile e informarle sulla pericolosità delle radiazioni per il feto anche in minime dosi. Nel suo intervento ha riferito che da un’indagine si è scoperto come le radiazioni possano influire negativamente sul quoziente intellettivo dei feti nelle prime 8/15 settimane di gestazione del 40 per cento e del 15 per cento tra la 16ª e la 25ª settimana.

Degli effetti dell’esposizione alla radioterapia nell’adulto ha invece parlato Giovanni De Paula riferendo che prima di effettuare un esame occorre sempre far riferimento allo Score e di evitare esami ripetuti dopo un breve lasso di tempo, ma soprattutto quelli che sono ritenuti di “routine”. Ci sono diversi metodi, meno dannosi, per indagare le patologie i cui risultati forniscono un valido aiuto al medico radiologo, che dispone degli elementi necessari nella decisione dell’esame diagnostico più appropriato.

La giornata di studi si è chiusa con la relazione di Aldo Pischedda sulla “Radiologia interventistica” che ha posto il problema dell’esposizione non solo del paziente ma anche dell’operatore sanitario che deve essere altamente specializzato, minore è la sua formazione, più è alto il rischio per sé e per coloro che vengono sottoposti ai trattamenti. Non tutti i pazienti possono essere trattati allo stesso modo, ma bisogna tenere conto di età, sesso e peso. I danni diminuiscono con l’avanzare dell’età, quindi salgono in misura esponenziale per i bambini mentre diminuiscono per gli anziani. Tra gli adulti, infine, le donne sono più esposte degli uomini.

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