La guerra dei giornalisti a Gaza, in Israele e Palestina

Anna Maria Selini ha curato un podcast, presentato nei giorni scorsi a Sassari. L’intervista realizzata da Ico Ribichesu

Sassari. Raccontare una guerra è di per sé difficile, se poi diventi un bersaglio è inimmaginabile. Le verità nascoste e travisate, il fingersi ciechi e sordi in nome di che cosa?  Questo è il racconto di una giornalista che sul campo ha visto e documentato realtà che in troppi non vogliono neanche pensare possano essere vere.

Anna Maria Selini, giornalista, scrittrice, regista di documentari, ha curato un podcast su Gaza e la Palestina, presentato giovedì scorso nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna nel quadro delle attività di “Diritti al contrario. Rassegna culturale in parole e immagini”, organizzate dalle associazioni Ponti non muri, Gruppo Emergency Sassari, Amnesty International Sassari, NoiDonne2005, Alisso, Movimento Omosessuale Sardo, Convenzione dei Diritti nel Mediterraneo, all’interno del percorso “Intersezioni culturali”, con il patrocinio della Fondazione di Sardegna.

La narrazione parte inevitabilmente dal 7 ottobre 2023 e fin da subito si concentra su un aspetto fondamentale di ogni guerra: la copertura mediatica. Questa è la storia di quello che è successo attraverso la lente di chi si trova o dovrebbe trovarsi in prima linea, ovvero giornaliste e giornalisti. Dovrebbe, perché uno degli elementi che ha contraddistinto l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza è stato proprio il divieto di ingresso per i giornalisti stranieri. A raccontare e mostrare al mondo quello che succedeva dentro Gaza sono stati praticamente solo i reporter palestinesi, nonostante le redazioni bombardate, il taglio delle comunicazioni, la censura sui social media e gli attacchi mirati. Il numero dei giornalisti che hanno perso la vita a Gaza dal 7 ottobre 2023 ha superato quello dei reporter uccisi in un anno in tutti i conflitti del mondo.

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