Giustizia e misericordia
Un binomio imprescindibile per la gestione delle dinamiche politico-economiche e sociali contemporanee. Sabato scorso convegno organizzato dall’Unione dei giuristi cattolici di Sassari
Sassari. Una giornata di studi dal titolo “Giustizia e Misericordia” incentrata sul confronto tra due valori spesso considerati un ossimoro eppure indissolubili. L’incontro pur partendo da problematiche teologiche e teoriche ha portato la discussione nell’ambito concreto sulle applicazioni che i due valori hanno quotidianamente nella realtà contemporanea.
Il convegno, organizzato dall’Unione dei giuristi cattolici di Sassari (UGCI), si è tenuto nell’Aula Magna dell’Università di Sassari, gremita di pubblico formato in prevalenza da professionisti ma anche da gente comune interessata ad un tema reso particolarmente attuale dal dibattito emerso in occasione delle celebrazioni del “Giubileo della Misericordia”. Presenti all’incontro anche il sindaco di Sassari Nicola Sanna e l’arcivescovo Paolo Atzei.
Dagli interventi dei relatori provenienti da molteplici ambiti professionali di competenza specifica sul tema sono emersi con chiarezza i complessi rapporti presenti nel binomio che racchiude questioni inerenti alla libertà personale e all’ordine sociale, a colpa e pena, a sanzione e recupero. Ad introdurre l’incontro è stato il notaio Giovanni Maniga, presidente dell’Unione Giuristi Cattolici di Sassari. Mediatori dell’incontro Valentina Verduci, giudice del Tribunale di Rovigo, e Marco Cian, professore ordinario di diritto commerciale all’Università di Padova, rispettivamente curatrice e coautore del volume “Giustizia e misericordia. Diritto, equilibrio e perdono sociale nell’anno del Giubileo”.
Voluto da Papa Francesco, il «Giubileo Straordinario della Misericordia» ha richiamato l’attenzione sul tema fondamentale della giustizia, in tutte le sue sfaccettature e declinazioni nei diversi settori della vita umana. La Bolla di indizione “Misericordiae Vultus”, in particolare, dedicando un intero capitolo al rapporto, apparentemente confliggente, tra giustizia e misericordia coinvolge il lettore comune, e non solo lo specialista, a riflettere sulle problematiche attuali.
Seguendo il filo rosso tracciato da questo fondamentale documento il dibattito ha messo in evidenza le complesse dinamiche che scaturiscono dall’applicazione o dalla disapplicazione del binomio giustizia e misericordia nelle scelte di politica economica, sull’avvitamento del sistema bancario, sulla risposta punitiva dello stato ai reati, sulle condizioni della carceri, sul problema della rieducazione dei condannati e del loro reinserimento nella società.
I relatori dell’incontro si sono confrontati con gli interrogativi e le contraddizioni del rapporto tra giustizia e misericordia nel corso della storia. «Sarebbe un errore considerare giustizia e misericordia due principi che operano su dimensioni diverse – dice Marco Cian – l’uno è complementare all’altro. Quando giustizia e misericordia non coesistono emergono squilibri che affannano oggi le realtà economiche e finanziarie. La risposta punitiva dello stato ai reati, le condizioni delle carceri, la difficoltà di attuare prospettive di rieducazione dei condannati, insomma la differenza tra giustizia efficiente e inefficiente». Il rapporto tra diritto e misericordia si fonda su antichi testi biblici che hanno dato le basi alla fede israelitica e poi cristiana, come ricorda anche Marco Cian. «Già i Sumeri tutelavano il debitore che doveva restituire al creditore quanto dovuto, senza mai però cedere a questi gli strumenti del proprio lavoro. Quegli strumenti che gli garantivano il sostentamento e la dignità. Eppure ancora oggi sul piano del diritto tributario leggiamo sul giornale di contribuenti che compiono gesti estremi per problemi con il fisco».
Su questi temi l’avvocato Candido Fois, professore ordinario di diritto commerciale all’Università di Padova ha approfondito la discussione parlando di “debito e responsabilità nell’economia di oggi”. Fois attraversa le intricate maglie della realtà socio-economica attuale analizzando il tema delle relazioni di credito nella società moderna e delle sue implicazioni sul piano internazionale. «Le crisi che hanno colpito i paesi europei ed extraeuropei più deboli, -dice Fois- la contrazione della ricchezza privata nel nostro paese, i fallimenti delle imprese, le continue tensioni bancarie, sono tutti elementi che mettono in evidenza uno squilibrio. La remissione dei debiti, la misericordia, può essere uno strumento utile a sciogliere i nodi delle crisi sociali. Il fenomeno del credito è divenuto drammaticamente, sistemico».
Giovanni Maria Flick: presidente emerito della Corte Costituzionale, ha illustrato gli aspetti incentrati su “Giustizia e misericordia: dalla retribuzione alla riconciliazione”.Anche il ragionamento di Flick parte dalla bolla giubilare per sostenere la necessità di una inscindibilità nel rapporto tra giustizia e misericordia «La giustizia è un metodo – dice – un contenitore che va riempito, la misericordia è il suo contenuto, La misericordia è il miglioramento, il perfezionamento della giustizia». Tanti gli esempi portati da Flick per dimostrare la validità della formula: giustizia e misericordia nella soluzione dei più urgenti problemi della società contemporanea. «Il debito dei paesi più poveri è uno strumento in mano ai più ricchi che va ad impoverire sempre di più le nazioni già indebitate. Un processo che andrebbe fermato e che crea invece i flussi di migranti. Migranti economici: quelli che scappano da un’economia che non offre opportunità di lavoro, e migranti ecologici: quelli che scappano da un territorio ormai sfruttato dal potente nord del mondo e senza più risorse idriche e di cibo».
Proprio sul tema “La misericordia nella giustizia degli uomini” ha parlato anche l’avvocato Gianfranco Garancini, presidente emerito dell’Unione Giuristi Cattolici di Milano La discussione ha documentato anche in questo caso la necessità di una coesistenza del binomio “Giustizia e misericordia” nel diritto penale. «La pratica mostra – dice – l’inefficienza delle politiche puramente repressive, come strumenti di contenimento dei reati, sono già in atto soluzioni e modalità di esecuzione della pena che non mirino all’emarginazione del condannato, ma al suo ravvedimento e alla sua risocializzazione». «Il recupero del condannato – ha aggiunto Valentina Verduci – non risponde solo alle istanze moderne di umanizzazione della pena, ma rappresenta la scelta inevitabile per ridurre le ricadute nel crimine, e quindi, in ultima analisi, per edificare un sistema realisticamente più in grado di realizzare il contenimento e la prevenzione dei reati. La diminuzione negli ultimi anni della popolazione carceraria è testimonianza tangibile di un processo evolutivo timidamente in atto, che ha ancora molta strada da percorrere ma comincia a dare i suoi primi risultati».
I vari contributi dei relatori hanno colto la sfida lanciata nella bolla di papa Francesco. La giustizia senza misericordia è un atto punitivo che non riabilita non offre l’opportunità di ravvedersi, non dà occasioni e dunque non migliora la realtà in quanto non risolve i contrasti. «Il coraggio – ha concluso Verduci – dovrebbe essere quello di definire giustizia e misericordia non come ossimoro ma come elementi complementari per confermare quanto definisce la bolla del Giubileo: “La giustizia da sola non basta”».








