Emergenza sangue, gli studenti dell’Alberghiero a lezione di generosità
Prosegue “A scuola con l’Avis” il progetto di sensibilizzazione alla donazione del in collaborazione con il centro trasfusionale dell’Aou di Sassari
Sassari. «La donazione di sangue è sempre un gesto utile perché ognuno di noi potrebbe avere necessità di essere trasfuso ad esempio a causa di un incidente o di un ricovero ospedaliero – ha affermato Graziano Caputa, insegnante di lettere dell’Istituto Alberghiero di Sassari –. Io dono sangue da tanti anni perché in Sardegna è una problematica seria».
Dopo l’Istituto tecnico S. Ruju e l’Istituto G.M. Angioy che qualche settimana fa ha visto protagonisti studenti e insegnanti che hanno donato 70 sacche di sangue, i giorni scorsi è sceso in campo l’Istituto professionale per i servizi di enogastronomia e ospitalità (Ipsar).
Convincere i giovani alla donazione in modo da garantire un ricambio generazionale è l’obiettivo più importante della campagna di sensibilizzazione portata avanti dall’Avis e dall’Aou di Sassari attraverso il progetto “A scuola con l’Avis”.
L’auditorium di via Donizetti era gremito di studenti che hanno seguito la conferenza a cui hanno partecipato il dottor Pietro Manca, direttore del centro trasfusionale dell’Aou di Sassari, le volontarie dell’Avis e la dottoressa Viviana Cotza, referente dell’Admo (associazione donatori di midollo osseo).
Avere scorte di sangue significa salvare la vita a pazienti che devono affrontare interventi chirurgici complessi, che soffrono di malattie ematiche o sono talassemici.
«Occorre incrementare le donazioni per avvicinarci all’autosufficienza. Avere disponibilità di sangue significa poter trattare le persone che, ad esempio, arrivano al Pronto soccorso in condizioni critiche», ha dichiarato il dottor Manca.
«Donare è facile, veloce e indolore. Possono donare persone di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Bastano solo dieci minuti del proprio tempo per compiere questo gesto volontario, gratuito ma fondamentale per salvare vite», hanno affermato Sara Dettori e Mirella Baccoli, volontarie dell’Avis.
Durante l’iniziativa si è parlato anche di donazione delle cellule staminali. «Donarle è molto importante perché grazie a queste si possono curare leucemie e tumori. Occorrono tanti donatori perché la compatibilità è rara», ha affermato Viviana Cotza, referente dell’Admo.
Per donare cellule staminali è necessario iscriversi al registro donatori, occorre godere di buona salute e bisogna avere tra i 18 e i 35 anni. Si rimane iscritti fino ai 55 anni e si può donare una sola volta nella vita.
«Siamo qui per informare e vorrei precisare che la sede delle cellule staminali è il midollo osseo e non, come alcuni credono, la colonna vertebrale – ha specificato la dottoressa Cotza –. Quindi donare cellule staminali non significa subire danni alla colonna vertebrale perché il midollo osseo si trova all’interno delle ossa lunghe (omero, bacino, sterno)».
Nei giorni successivi alla conferenza, l’autoemoteca dell’Avis è rimasta a disposizione di studenti e insegnanti nel piazzale della scuola per raccogliere le numerose donazioni.