Dati Istat, Sardegna nel baratro demografico
Le Acli regionali analizzano i dati. In soli 12 mesi, la popolazione è calata di 8.314 unità
I dati sulla popolazione residente al 1° gennaio 2024 mostrano una Sardegna che sprofonda ancora di più nel baratro demografico.
In soli 12 mesi, la popolazione è calata di 8.314 unità (-0,53%): come se tutta la popolazione del comune di Decimomannu fosse scomparsa in un anno appena.
La situazione appare più drammatica andando a vedere i dati per classi d’età: in un solo anno calano di 5.601 unità (-3,42%) i giovani tra 0 e 14 anni e di ben 9.425 unità la popolazione attiva, tra i 15 ed i 64 anni (-0,94%), a fronte di un aumento della popolazione di 65 anni e più pari a 6.712 unità (+1,62%). Unico dato positivo è l’aumento della popolazione straniera, cresciuta in 12 mesi di 2.667 unita, pari ad un aumento del 5,31%, con un peso relativo che pass dal 3,2 al 3,4% della popolazione totale.
A livello territoriale a perdere la percentuale superiore di popolazione è la provincia di Oristano (-0,83%), seguita dalla provincia di Nuoro (-0,76%) e dal Sud Sardegna (-0,73%). Più ridotte le perdite percentuali nell’area metropolitana di Cagliari (-0,38%) e nella Provincia di Sassari (-0,32%). In termini assoluti, a perdere il maggior numero di residenti è il Sud Sardegna con 2.444 abitanti in meno in 12 mesi, seguita dall’area metropolitana di Cagliari con 1603 residenti in meno, dalla provincia di Nuoro che perde 1.517 unità e dalla provincia di Sassari con meno 1.503 residenti; Oristano ha perso 1.247 unità.
È in provincia di Sassari che si concentra la percentuale più elevata della popolazione regionale, il 30,1%, seguita dall’area metropolitana di Cagliari dove risiede il 26,7% della popolazione isolana e dal Sud Sardegna col 21,1%. Appena il 12,5% della popolazione sarda vive nella provincia di Nuoro e solo il 9,5% in quella di Oristano.
«I dati Istat purtroppo confermano le analisi che da tempo stiamo facendo con i nostri studi – segnala il presidente delle Acli regionali Mauro Carta –. Non si tratta neanche più della cosiddetta “ciambella” in quanto il calo demografico è da tempo ormai diffuso a tutta la regione e non solo al centro Sardegna. Noi abbiamo proposto alcune possibili azioni tramite Mete 2023, il rapporto di ricerca curato dal CREI ACLI che analizza il fenomeno delle migrazioni e la situazione demografica e socio-economica della Sardegna; mettiamo a disposizione dei decisori politici i nostri lavori e crediamo che sia urgente stabilire una cabina di regia con attori pubblici, imprese e terzo settore per un piano strategico che metta in primo piano il problema sociale, culturale e anche economico dello spopolamento della nostra regione».