Campus: «Lasciare? La situazione che stiamo vivendo è grave»

Le dimissioni sono state prese in considerazione. Adesso i numeri diventano risicati: un solo voto, che diventerebbero due con Murru (per prassi il presidente non vota)

Il sindaco di Sassari Nanni Campus

Sassari. E adesso? Cosa cambia a Palazzo Ducale? In realtà, non molto. L’ingresso del M5S nella maggioranza certifica una situazione ormai consolidata da tempo. L’accordo iniziale di mandato con l’elezione di Maurilio Murru alla presidenza del Consiglio comunale aveva aperto di fatto una collaborazione tra il Progetto Civico di Campus e gli esponenti pentastellati. Il primo cittadino aveva così motivato quella elezione nella seduta di insediamento rivolgendosi all’Assemblea Civica: «Avevamo già proposto nella fase del confronto elettorale la possibilità da parte della maggioranza, se fossimo stati noi a vincere, che avremmo messo a disposizione la presidenza del Consiglio ai rappresentanti delle altre coalizioni. Qualcuno potrà dirci che potevamo fare di più, lasciare totalmente la scelta ad altri. Ma consentitemi di dire che non siamo ancora pronti a questo. Ritenete comunque questa nostra proposta come un primo passo, verso un nuovo rapporto nei confronti di noi stessi e soprattutto di fronte alla città. Mi permetto allora di chiedere di concordare all’unanimità l’elezione del nuovo presidente. Vi chiedo di convergere ed eleggere il consigliere Maurilio Murru». L’ufficializzazione dell’adesione del M5S alla maggioranza non stupisce affatto. Qualche cronista a suo tempo l’aveva del resto già battezzata Giunta Campus-Murru. E nell’agosto del 2019 anche le linee programmatiche erano state approvate con il sì pentastellato.

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Si ridimensiona invece il gruppone di maggioranza. A parte la posizione di Peppino Palopoli, che sin dall’inizio aveva scelto di non farne parte e di rappresentare invece la lista con la quale si era candidato, “Sassari Civica” (che quindi non si potrà a breve costituire in gruppo “ufficiale” di maggioranza insieme alle altre liste della coalizione, come annunciato dal sindaco sabato mattina), le novità sono deflagrate nelle ultime settimane, prima sulla pratica insidiosa della lottizzazione dell’area verde tra via degli Astronauti e via Luna e Sole, stoppata direttamente dal sindaco ma sulla quale proprio i sei consiglieri “ribelli”, in particolare in Commissione Urbanistica, si erano messi di traverso, e, infine, per quanto avvenuto nell’ultima seduta (in streaming) del Consiglio comunale del 10 dicembre. La mozione del Pd presentata da Carla Fundoni su “criticità nell’assistenza sanitaria ai bambini/e e ragazzi/e nella nostra città” alla fine era stata sì respinta su indicazione del sindaco Campus (che aveva spiegato che «l’audizione in commissione solo per esporre argomenti che non sono di mia competenza non la faccio»), ma con soli 16 voti. Sette consiglieri di maggioranza al momento del voto risultavano tecnicamente “fuori dall’aula”, ovvero non avevano partecipato alla votazione (anch’essa in streaming, con appello nominale). In realtà, erano sei i consiglieri che in quel momento si stavano definitivamente mettendo fuori dalla maggioranza. Sebastiano Toschi Pilo infatti aveva semplicemente avuto problemi di collegamento, tanto che sabato mattina era presente alla conferenza stampa a conferma della sua fedeltà al Progetto Civico. Non così gli altri consiglieri risultati assenti al momento dell’appello: Massimo Rizzu (capogruppo), Pietro Demurtas, Sofia De Martis e Marco Manca di Sardegna Civica, Peppino Palopoli di Sassari Civica e Giancarlo Serra del Gruppo Misto.

Sei voti in meno allora. «Questo ha mostrato che il sindaco non aveva più la fiducia del Consiglio e la regola più logica, se il sindaco non ha la maggioranza, è che vada a casa. Avevo dato indicazione alla Giunta di predisporre un bilancio tecnico. Ma la situazione che stiamo vivendo è grave», ha spiegato sabato mattina il primo cittadino. Per senso di responsabilità, in un momento nel quale tutto il mondo è investito da una gravissima crisi epocale, non si può abbandonare la nave. Le dimissioni però non erano davvero solo un’ipotesi.

Un po’ di numeri. Escono (in realtà, è stato lo stesso Campus alla fine a metterli definitivamente alla porta sciogliendo una situazione di ambiguità non più tollerabile) in sei, ma entrano in tre, anzi, in due. Finora la maggioranza era di 24 voti. I consiglieri sono 34, più il sindaco (gli assessori invece non votano). L’opposizione di centrosinistra (Pd 4, Futuro Comune 2 e Italia in Comune 1) e di centrodestra (Lega 1, Fratelli d’Italia 1 e PSd’Az 1) conta su dieci voti, la maggioranza “ufficiosa” era invece di 24, non 25 perché Murru, in quanto presidente del Consiglio comunale, per prassi non partecipa al voto. Senza i sei consiglieri “espulsi” dalla Coalizione civica, si scende a 18, ovvero 16 del Gruppo misto di maggioranza più due consiglieri pentastellati. E la maggioranza è di 18. Quindi il futuro della Giunta Campus si regge su un solo voto di maggioranza, che può salire a due, con Murru che vota a favore. Ma qualora succedesse, il presidente del Consiglio comunale, già più volte contestato dalle opposizioni, verrebbe definitivamente considerato non più super partes. A meno che non lasci lo scranno dell’Assemblea per entrare in Giunta. Ma è una soluzione che lo stesso Campus ha implicitamente escluso. La Giunta non si tocca. Qualcosa potrebbe cambiare invece nelle Commissioni permanenti, a cominciare dalle presidenze, che secondo lo Statuto del Comune vanno sì rinnovate a metà mandato ma che alla presidenza della Commissione Finanze vede proprio uno dei sei consiglieri “espulsi”, Marco Manca. Per adesso cambia sicuramente la composizione della Conferenza dei capigruppo, con il ritorno a gennaio dei singoli gruppi consiliari al posto del mega gruppo misto di maggioranza.

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