Cittadinanza onoraria a Liliana Segre

Il Giorno della Memoria ricordato anche a Sassari. Seduta solenne del Consiglio in streaming. Martedì la “pietra d’inciampo” dedicata a Zaira Coen Righi

Sassari. La senatrice a vita Liliana Segre è cittadina onoraria di Sassari. Mercoledì mattina, in occasione del Consiglio comunale, riunito in streaming in seduta solenne nel Giorno della Memoria, il presidente dell’Assemblea Maurilio Murru e il sindaco Nanni Campus hanno dato comunicazione della nomina. «Per l’incessante impegno e il continuo richiamo a non dimenticare mai l’abisso di barbarie in cui possono precipitare i popoli quando l’odio, la prevaricazione e il razzismo non vengono tacitati dall’educazione, dalla cultura e dalla tolleranza», questa la motivazione del conferimento della cittadinanza onoraria. Si sapeva da tempo che la senatrice, simbolo italiano del ricordo della tragedia della Shoah, aveva accolto con piacere la decisione del Consiglio comunale, presa all’unanimità più di un anno fa. La scelta di ufficializzarne l’accettazione ha avuto un forte valore simbolico e si inserisce in quel processo di trasmissione del ricordo dell’olocausto che l’Amministrazione desidera portare avanti, come ha sottolineato il presidente Murru: «È nostro dovere adoperarci in ogni maniera, affinché si accresca la consapevolezza delle future generazioni a prevenire atti di tale atrocità».

«Vogliamo rimarcare quanto fatto già un anno fa, è fondamentale l’azione delle istituzioni. Questo Consiglio comunale già nel dicembre del 2019 aveva evidenziato l’assoluta condanna dei fatti drammatici e dell’obbrobrio della soluzione finale e dell’emanazione delle leggi razziali – ha detto il sindaco Campus –. Su iniziativa dei consiglieri di opposizione la proposta del conferimento della cittadinanza onoraria alla senatrice Segre fu accolta all’unanimità. Il 5 dicembre del 2019 scrissi alla Segre per chiederle il gradimento. Rispose: “Sarà per me un autentico motivo di orgoglio”, anche perché la nostra è la città che ha dato i natali a personaggi illustri ma porta anche il nome della Brigata Sassari. E ricordò di essere figlia di un “ragazzo del ‘99”. Non cadere nell’abominio è una prerogativa dell’uomo, sottolineo».

In apertura di seduta la consigliera Virginia Orunesu ha presentato una mozione sulla realizzazione di un giardino dei “Giusti sardi tra le nazioni” anche a Sassari. Il riconoscimento di “Giusto tra le nazioni” è conferito dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime dell’olocausto fondato nel 1953 che ricorda i non ebrei che hanno rischiato la vita per salvare quella anche di un solo ebreo durante le persecuzioni naziste. In Sardegna i “Giusti tra le nazioni” sono sette. Persone che hanno cercato di reagire al male in base alle attività che svolgevano. Si tratta di «eroi del bene – si legge nel testo della mozione – della giustizia, dell’amore e della pace che non figurano nei libri di storia, ma meritano di essere ricordati».

La mozione è stata approvata all’unanimità. L’Amministrazione dovrà individuare un’area verde dove piantare sette esemplari della macchia mediterranea in memoria dei Giusti sardi «poiché piantare un albero richiama il concetto di generare una vita o avere contribuito a salvarne altre».

In collegamento streaming è intervenuta la prefetta di Sassari Maria Luisa D’Alessandro: «È la memoria che funge da vaccino. I virus sappiamo che spesso sono ospiti tranquilli, ma si possono inserire malamente scardinando tutto quello che l’umanità crea e vive. Un periodo che è stato vissuto è questo, un virus che in ogni momento si può ricreare, può riaccadere. È importante essere pronti a respingere questa follia. Sono deformazioni devastanti dell’umanità».

Hanno portato la loro testimonianza anche Franco Perlasca, che ha ricordato l’azione del padre Giorgio, che salvò migliaia di ebrei a Budapest, e Gioia Bartali, nipote del grande campione di ciclismo Gino, che scelse «di non girare la faccia» e di aiutare intere famiglie di ebrei, lui già famosissimo. Perlasca e Bartali sono stati insigniti del riconoscimento di Giusti tra le Nazioni.

Alcune classi del liceo classico annesso al Convitto Canopoleno hanno presenteranno un video, diviso in due parti, creato da loro sul tema dei Giusti tra le Nazioni, mentre due studentesse del Polo tecnico Devilla hanno letto un brano sullo stesso tema. Il professor Giuseppe Deiana, autore di pubblicazioni sui Giusti in Sardegna, da anni trapiantato a Milano, e Mario Carboni, presidente dell’associazione Chenabura, hanno ricordato i sardi vittime delle persecuzioni naziste e i rapporti con il mondo ebraico.

Anche quest’anno, nonostante i limiti legati alla pandemia, l’Amministrazione comunale ha così organizzato un’iniziativa che coinvolgesse le giovani generazioni, per ricordare cosa furono il nazifascismo e lo sterminio di ebrei, oppositori, omosessuali, disabili, zingari e ogni altra categoria ritenuta indesiderabile dal regime. Il Comune ha anche patrocinato e partecipato all’iniziativa del club Inner Wheel Sassari Castello, grazie alla quale da martedì Sassari ha la sua prima “pietra d’inciampo”. Zaira Coen Righi era una docente del Liceo Azuni di origine ebrea, sposata con un medico sassarese. Nel 1938, appena dopo la morte dell’adorato marito, all’entrata in vigore delle leggi razziali fu sospesa dall’insegnamento. Nel 1944 fu deportata ad Auschwitz insieme alla sorella. Qui morì nei forni crematori. La pietra è stata posizionata di fronte alla casa in cui abitava la docente, in piazza d’Italia 29.

Luca Foddai

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