Soru contro Todde, si accende lo scontro
«Non c’è altra soluzione che la consultazione popolare (primarie, ndr)», insiste l’ex presidente della Regione sarda

Cagliari. Niente confronto oggi tra Alessandra Todde e Renato Soru. A mezzogiorno, all’hotel Regina Margherita di Cagliari si è presentato solo l’ex presidente della Regione. Era stato lui del resto, appena un paio di ore prima, ad avvisare i media che l’incontro “riservato e urgente” chiedo da Todde martedì non era più da fare a casa del fondatore di Progetto Sardegna nel 2004 ma direttamente in una sala aperta a stampa e pubblico e anche in streaming.
In virtù dei rapporti personali che li hanno visti collaborare in passato – è spiegato in una nota dello staff della comunicazione dell’ex europarlamentare – si era concordato inizialmente che fosse a casa di Soru, al fine di garantire la riservatezza richiesta. La Todde, però, aveva reso l’incontro, di fatto, pubblico, anticipandolo durante la trasmissione televisiva “diMartedì” condotta da Giovanni Floris. Da qui la scelta di aprirlo alla stampa e in diretta streaming.
«Ho chiamato per tempo Alessandra Todde», commenta Soru, «poi abbiamo mandato una nota stampa. Le ho chiarito che questo incontro avesse smesso di essere riservato. Con lei ci conosciamo da qualche anno, abbiamo collaborato in passato sul lavoro, per questo ho accolto con garbo il suo invito, in virtù dei rapporti personali che ci legano. Non avevo ancora sentito le dichiarazioni da Floris dove ha detto che non ci sarebbero state le primarie. Ha anche detto una cosa grave, che io e altri siamo usciti dal campo progressista e che lei ci farebbe rientrare. Ma io appartengo dal primo momento a questa casa. È lei che dovrebbe entrarci con più garbo e responsabilità. Stamattina l’ho chiamata per tempo. Facciamo l’incontro in un luogo pubblico, perché chiuderci in una stanza? D’altronde, privatamente, le avrei ribadito la richiesta di aprirsi a una consultazione popolare. La Todde invece si è negata a questo confronto, che tra l’altro ho sollecitato diverse volte. Non è delle nostre vite private che stiamo parlando, ma di cose pubbliche, del presente e del futuro della Sardegna. Mi dispiace che anche oggi i cittadini della Sardegna non abbiano avuto la possibilità di ascoltare un dialogo costruttivo. La pregiudiziale della Todde, invece, è stata questa: senza primarie o niente. Ma la politica non è parlare con gli elettori? Non è aprirsi a un confronto trasparente?», ha proseguito Soru, che ha voluto insistere: «Dico no ai contributi in catacombe che nessuno ha visto. Penso di dare un contributo alla politica progressista e dare una possibilità a chi è rimasto fuori in questi venti anni, ma anche a tutti coloro che sono scontenti di questo centrodestra e che vuole votare altro. Ecco perché propongo una alleanza che prenda in mano il momento importantissimo che la Sardegna sta passando. È il momento di una seconda autonomia, minacciata dalle propotenze del Governo, come la riforma Calderoli. In questo momento l’isola è senza voce. Occorre invece aprire un grande dibattito pubblico che ci porti a una discussione. Abbiamo il dovere di provvedere al più presto a una ri-contrattazione dei nostri rapporti con lo Stato. Adesso lavoriamo per una seconda autonomia e una seconda rinascita».
E con il centrosinistra come procederete? «Continuiamo il nostro percorso, andiamo avanti nella costruzione di una coalizione democratica, progressista, centrista, con partiti che hanno una tradizione autonomistica e di autodeterminazione, e con tante liste civiche che si stanno formando. Nell’impegno di chiarire un progetto e una proposta per la Sardegna. Ci sono segnali positivi: percepisco un avvio di mobilitazione. Sono convinto che ci sarà una partecipazione vera, sincera e interessata, da parte anche di persone che sono scontente, che non hanno votato in passato. Io di definitivo non ho mai posto nulla. La Todde ha la responsabilità di capire che ha frantumato un partito e una coalizione. Il noi è questo, insieme ai cittadini, non stare dentro una stanza. I 5Stelle sono nati col mito della democrazia diretta, cosa a cui io non ho mai creduto. Io credo invece nella democrazia parlamentare. È paradossale che proprio loro si sottraggono a una consultazione popolare. L’unità va praticata e non solo annunciata. Penso che questa cosa li travolgerà. Le fortezze non servono, alla fine vengono tutte espugnate. Chi vuole restare lì sarà travolto», ha concluso Renato Soru.
Un commento