Ministri “pon-pon”, riparte la saga “elemosine per scuole povere”
Ci sarebbe un solo “Pon (Piano Operativo Nazionale)” da bandire: il “Pon del tempo risparmiato”. La riflessione di Antonio Deiara
di Antonio Deiara
Ricordo ancora il gioioso debutto coreografico delle “ragazze pon-pon” al PalaSerradimigni di Sassari, in occasione delle partite casalinghe della Dinamo Banco di Sardegna. Ma giammai avrei pensato di assistere al triste debutto economico dei “Ministri Pon-Pon”! La nuova, ennesima, sconfortante puntata della saga “Elemosine per Scuole povere”, ovvero scannatevi sull’altare del dio Pon per sperare di essere finanziate, prevede «più matematica, scienze, italiano, lingua italiana per stranieri, lingue straniere nel primo e nel secondo ciclo. Più musica, multimedialità, laboratori di espressione corporea e creativa o di linguaggi nella scuola dell’infanzia». Siamo al gran finale dei fuochi d’artificio? «Quo usque tandem, minister, abutere patientia nostra?». Perché le Scuole devono concorrere nel “Paese dei cenciosi” per ottenere i mezzi e gli strumenti indispensabili allo svolgimento della propria attività didattica quotidiana? Se Dante fosse ancora tra noi, individuerebbe, in men che non si dica, una commisurata pena del contrappasso da infliggere ai componenti dei governi che utilizzano le coreografie “Pon-Pon” anziché stanziare soldi veri, come i 20 miliardi di euro sonanti “estratti” dalla sera alla mattina a favore delle banche in crisi. Qualche proposta, sommessamente, potremmo formularla anche noi: si stabilisca una cifra congrua per retribuire solo un quinto dei deputati, senatori e ministri in carica, si promulghi un bando al quale siano obbligati a partecipare tutti e si liquidino le cifre disponibili esclusivamente ai vincitori, lasciando i “bocciati” senza un euro per un anno. Il progetto da stilare, per l’ambito Pubblica Istruzione, potrebbe richiedere, per esempio, “Modalità innovative di applicazione degli articoli 33 e 34 della Costituzione della Repubblica Italiana, finalizzate all’azzeramento della dispersione scolastica”…
In verità, ci sarebbe un solo “Pon (Piano Operativo Nazionale)” da bandire. È il “Pon del tempo risparmiato”. Tempo prezioso che i professori dedicherebbero ai propri alunni, i dirigenti scolastici avrebbero a disposizione per discutere con docenti e studenti, i genitori si ritroverebbero in tavola per ascoltare i propri figli e rispondere con dei “sì”, ma anche con dei decisi “no”. Un progetto dovrebbe essere bocciato, inesorabilmente: quello del “Tempo perso per il Pon”.