Le interviste/Antonio Cardin (PSd’Az)
Il candidato sindaco sardista illustra la sua idea di Sassari. «Non siamo né di destra né di sinistra. Spero si vada al ballottaggio. Potremo avere nuovi equilibri»
Sassari. Antonio Cardin è il candidato sindaco di Sassari per il PSd’Az. I Quattromori a questa competizione elettorale correranno da soli: nessuna alleanza con le altre coalizioni. Una scelta che convince decisamente lo stesso Cardin, 56 anni, laureato in economia e management, ispettore Inps. Ha svolto anche attività sindacale. Ha due nipotini («Sono nonno “bis”», ama ripetere). Nel 2010 l’elezione in Consiglio comunale con il PSd’Az, di cui è capogruppo uscente.
Innanzitutto, come sta andando la campagna elettorale? I cittadini recepiscono le vostre proposte?
«No, non possono recepirle e neanche capirle. Le rassicurazioni del sindaco davano per certo lo slittamento a giugno 2015. Lo dicevano il sindaco Ganau, il sindaco Zirattu, il sindaco in pectore, quello nascosto… Tutti. Non erano pronti, semplicemente. La destra era divisa in mille faide. Basti pensare che del Pdl erano rimasti appena in due. O l’Udc che ha perso un terzo; erano in tre e un consigliere è passato alla maggioranza. E tristemente devo ammettere che nel PSd’Az, ad un giorno dalla chiusura delle liste, uno dei consiglieri, Franco Era, è passato al centrosinistra, nel Centro Democratico. Rimane il fatto che la sinistra è attrezzata, con le sue strutture; la destra invece non ne ha».
Sembra uno scontro davvero impari, tra un candidato sindaco che può contare su una corazzata di 12 liste ed altri che corrono da soli o hanno una manciata di liste a sostegno.
«La somma in politica però non dà mai un risultato algebrico. La divisione nel nostro caso può paradossalmente aiutare il centrodestra. O, meglio, cinque candidati dell’opposizione possono ottenere un risultato più favorevole che in un raggruppamento generale. Comunque è vero, apparentemente non sembra esserci storia. Punto molto su quanto ho fatto in questi quattro anni, denunciando la situazione di una città in sofferenza, che vede tutti i giorni qualcosa che è impossibile non vedere, come quanto accaduto sull’appalto per la raccolta della nettezza urbana, il degrado del centro storico, la moria di aziende, la disoccupazione che dilaga. Questi aspetti sono convinto che alla fine saranno penalizzanti per questa amministrazione. Con tutto il rispetto personale per Nicola Sanna, non può essere lui il nuovo. Era assessore negli ultimi quattro anni e si ripresenta con il sostegno di ex assessori, come Stefano Perrone, ricandidato consigliere, o altri che non sono candidati ma di cui si sa che faranno nuovamente parte della Giunta, come Monica Spanedda, Gianni Carbini o Alessio Marras. Non mi sembra né il nuovo né la coerenza che avanza».
Secondo lei, c’è insomma un legame diretto tra l’Amministrazione Ganau e la candidatura di Nicola Sanna?
«C’è una continuità netta. E saremo penalizzati due volte. A Gianfranco Ganau non posso non riconoscere una grande dirittura morale, che ha anche Nicola Sanna. In più però aveva una visione strategica della città che è negli occhi di tutti. Che poi dopo il primo mandato si sia offuscata o probabilmente condizionata da strategie future, come le elezioni politiche o regionali, è un altro discorso. Oltre questo credo che la squadra che in parte gli avevano composto non fosse all’altezza del suo pensiero. Diverse volte in Consiglio comunale alle mie interrogazioni non rispondevano gli assessori ma lui stesso, quasi a voler dire che parecchi erano sotto tutela e che niente avevano a che fare con le capacità di amministratore di Ganau».
Perché il PSd’Az corre da solo alle elezioni del 25 maggio?
«Non riesco a mentire. Noi abbiamo dialogato con tutti. All’interno del partito si era creato un gruppo che si rifaceva all’articolo 1 del nostro Statuto: l’obiettivo finale è portare la Sardegna all’indipendenza. I primi però a dovere essere indipendenti siamo noi. Se quando cerchi un’interlocuzione con il centrosinistra e te la possono concedere come se stessero dando un’elemosina o parli con una destra che è totalmente disorganizzata, cosa devi fare? Perché appiattirci per un assessorato o un posto di sottogoverno? Il PSd’Az non è né a destra né a sinistra. Ciò che conta è il programma. A sinistra ce l’avevano e avremmo dovuto accettarlo a scatola chiusa; a destra avevano già la candidata sindaca e la coalizione; Lucchi si presentava con Unidos e i Riformatori chiedendo per il suo nome un sacrificio ad un partito storico come il nostro. Per i grillini ho grande simpatia. Stimo Cristiano Sabino che è un ragazzo preparato e capace: ma non ha grandi possibilità».
In caso di ballottaggio che farete?
«Non parlo a nome del partito, sono comunque un militante del PSd’Az. Se dipendesse da me, non farei alleanze con nessuno. Possiamo proporre dei punti programmatici. Ma senza illusioni. La Giunta Pigliaru chiude col Galsi e riparte con i rigassificatori: personalmente non posso avere niente a che fare con questa politica. È completamente lontana dal mio modo di concepire la Nazione Sarda. Spero comunque che si vada al ballottaggio. Potremo avere nuovi equilibri. Lasciare in mano la città ad una maggioranza bulgara non è auspicabile. Spero in un PSd’Az solido. E in un’opposizione costruttiva ma forte».
Avete preannunciato che puntate a portare in Consiglio comunale una sorta di presidio di controllo dell’operato della futura Giunta.
«Certo, ho detto chiaramente che non corro per fare il sindaco. Ma non perché la cosa non mi possa piacere. Ne sarei orgoglioso. Ma devo essere realista. Non corro per diventare sindaco perché non ci sono le condizioni perché un sardista possa diventare sindaco. D’altra parte sono candidato non perché sono il più bello o il più bravo. È un discorso semplicemente numerico: sono stato il sardista più votato alle scorse comunali; sono il più votato a Sassari città alle regionali di febbraio. Per questo sono un candidato naturale. Ma non ci tengo a ritornare a tutti i costi in Consiglio comunale. È insomma una candidatura di servizio, che spero possa servire. Con una lista piena di giovani, con qualche anziano, rischio di non essere eletto neanche consigliere. Ma la cosa non mi preoccupa».
Antonio Cardin: Vogliamo mantenere un ruolo di controllo
Il futuro comunque nel PSd’Az?
«Mi interessa fare politica per il partito, che spero che non si trovi più nelle condizioni di dovere accettare qualsiasi cosa per sopravvivere. Diamo una svolta al PSd’Az. Le difficoltà in questa campagna elettore sono di comunicazione. Una parte della città non sa quello che facciamo. Non abbiamo preso spazi pubblicitari né vele. E vorrei capire come fanno gli altri a spendere, come il Pd, che sta occupando il 70 per cento degli spazi elettorali. Non è un periodo questo nel quale sia molto gradito il messaggio dello spreco. Abbiamo una città allo stremo. In Consiglio saremo sentinelle? Non sarà un presidio di controllo ma anche di proposta, che possa incidere su una situazione pensante per tutti».
Cosa fare per il futuro di Sassari?
«Il programma è facile: rivedere la Ztl, puntare allo sviluppo della città, limitare gli sprechi, destinare somme a settori più sensibili della città. Tutto questo è doveroso, ma non solo per il PSd’Az. Se ci sarà solo un muro contro muro con la voglia di annientare l’opposizione come accaduto in questi quattro anni, vorrà dire che centuplicherò le mie energie perché questo non avvenga».
Luca Foddai
© Riproduzione vietata senza autorizzazione