Dinamo, le pagelle di fine stagione

Archiviata un’annata più che positiva, con la conferma fra le prime quattro squadre in campo nazionale, abbiamo dato i voti a giocatori, allenatore e società

Società (voto 8). La squadra costruita in estate ha dimostrato di essere azzeccata quasi totalmente a livello di uomini. Nella non positiva prima parte di stagione hanno inciso molto gli infortuni capitati in serie, in primis quello di Dowe, che ha di fatto costretto a cambiare temporaneamente assetto. Un solo giocatore tagliato (Onuaku) a differenza della scorsa stagione, nella quale da questo punto di vista era andata decisamente peggio. Commesso e accertato l’errore di valutazione, non tanto sul giocatore, ma sull’uomo Onuaku, la società è corsa ai ripari inserendo un elemento più funzionale al sistema che, ha di fatto consentito anche agli altri di migliorare e di far crescere il rendimento generale della squadra. La società ha anche il merito di aver gestito senza isterismi e con grande lucidità il momento di difficoltà, rafforzando la posizione di coach Bucchi e consentendogli di lavorare serenamente. I risultati alla fine si sono visti.

 

Bucchi e staff tecnico (voto 8,5). Inutile girarci intorno, questo signore ha avuto un ruolo determinante nella crescita della squadra e nel raggiungimento di una prestigiosa semifinale Scudetto. Bravo a leggere e a cambiare le partite in corsa, maestro di tattica, con le sue capacità umane ha gestito e cementato il gruppo, diventato un blocco unico con l’andare delle settimane e dei mesi. E’ un top coach a livello nazionale, meno accentratore rispetto ad altri validi allenatori visti a Sassari in passato, ma certamente molto concreto e navigato. Ma non solo, perchè questa Dinamo a detta di molti addetti ai lavori, per larghi tratti della stagione ha giocato se non la più bella, di sicuro una delle migliori pallacanestro del campionato. Per fortuna il suo contratto è a lungo termine e ripartire da lui è la più grossa garanzia che si possa avere. Nella riuscita del lavoro è stato fondamentale l’apporto dello staff tecnico composto da Giorgio Gerosa e Giacomo Baioni, per chiudere il cerchio con il preparatore Matteo Boccolini.

 

Dowe (voto 8.5). La sua prima parte di stagione è stata condizionata pesantemente da un infortunio che lo ha tenuto fuori per circa tre mesi. Ci ha dunque messo un po’ di tempo per poter dimostrare di essere ciò che poi tutti hanno capito e visto. Un giocatore di assoluto livello, in grado sia di guidare la squadra e sia di mettersi in proprio. Ha fatto da ago della bilancia in parecchie circostanze e anche umanamente ha mostrato doti importanti. Senza nessun dubbio un giocatore da cui ripartire.

 

 

Robinson (voto 6.5). Che sia un giocatore in grado di fare la differenza è cosa nota. Purtroppo però gli anni passano anche per lui, che ha avuto e ha nell’esplosività e nelle accelerazioni la sua miglior arma. Quando i problemi muscolari lo hanno lasciato in pace è stato un trascinatore a tratti devastante, ma in ottica futura la società non potrà non considerare il fatto che la sua affidabilità dal punto di vista fisico non è più la stessa. Sembra onestamente difficile rivederlo ancora a Sassari.

 

 

 

Kruslin (voto 8.5). Il tanto bistrattato Krule ha convinto anche gli irriducibili scettici che lo hanno criticato sino a quando hanno potuto, arrendendosi poi anche loro di fronte all’evidenza. Essere un gran giocatore, importante nello scacchiere di un allenatore, non significa necessariamente dare spettacolare ed essere appariscente. Kruslin ne è il classico esempio. Essere il miglior tiratore da tre della lega e contemporaneamente il miglior difensore della squadra non è una combinazione così semplice da raggiungere, perchè significa che non solo Filip sa fare canestro, ma che lo fa spendendosi e sacrificandosi in difesa. Trovate una guardia americana di quelle spettacolari con punti nelle mani che si faccia così il mazzo in difesa e che prenda lo stipendio di Krule, poi nel caso apriamo il dibattito. Giocatore e uomo di carattere, concreto, attaccato alla maglia. Da confermare senza indugio alcuno e così sarà.

 

 

Bendzius (voto 8). Benji è un altro di quei giocatori che hanno sposato la causa e che al di là degli aspetti tecnici, si è calato completamente nella realtà Dinamo e ci si trova a meraviglia. Sul campo ha prodotto numeri leggermente inferiori rispetto alla scorsa stagione, fondamentalmente perchè gli avversari a differenza del suo primo anno in Italia, lo conoscevano e lo temevano. Non di rado si sono visti allenatori che gli hanno costruito addosso gabbie difensive a doc per provare (riuscendoci solo a volte peraltro) a limitare le sue capacità balistiche. In quei casi il buon Eimantas ha comunque trovato il modo di rendersi utile, mettendosi a disposizione e facendo le cose giuste per la squadra. Intelligente, esperto, tiratore mortifero. Sarà una colonna portante anche nella prossima stagione.

 

Diop (voto 9). Il bambino è diventato grande. Per il senegalese è stata la stagione della svolta, lo scorso anno aveva fatto intravedere le sue potenzialità ma senza la necessaria continuità. Quest’anno l’ha trovata, insieme alla convinzione sui propri mezzi e a giovarne non è stato solo lui ma tutta la squadra. Non ha sfigurato contro nessun pari ruolo in stagione, compresi quelli con alle spalle anni di Eurolega. Bucchi è stato fondamentale nella sua crescita e se Ous resterà a Sassari, come è probabile, il coach bolognese sarà per lui un’ulteriore garanzia di crescita. Ha un contratto, ma anche tanti estimatori che sicuramente busseranno alla porta.

 

 

Stephens (voto 8). Un voto alto lo merita anche questo simpatico lungagnone californiano. Inferiore tecnicamente al suo predecessore Onuaku, a differenza di quest’ultimo ha però dimostrato cosa vuol dire giocare per la squadra e non per alimentare il proprio ego personale. E’ stato il giocatore che ha consentito all’allenatore di dare la svolta tecnico tattica dopo le problematiche create dall’atteggiamento del nigeriano. Per quanto ha dato e per la dedizione e l’applicazione meriterebbe anche lui una conferma, ma la sensazione è che la società punti ad individuare sul mercato un giocatore con un pizzico di qualità in più. La sua permanenza in maglia Dinamo non è comunque da escludere a priori, perchè ci sarà da valutare il bilanciamento dei costi e nel gioco degli incastri si potrebbe decidere di “accontentarsi” di Stephens, rinunciando ad ingaggiare un pivot più costoso, dirottando una fetta maggiore del budget su altri giocatori, magari un italiano di spessore che possa anche sopperire agli addii di Chessa e Devecchi.

 

Treier (voto 6.5). Come per Diop, anche per lui sarebbe potuta essere la stagione della svolta, ma una serie di infortuni, in particolare quello al gomito subito ad inizio stagione con la maglia della sua nazionale, lo hanno tenuto lontano dal parquet per alcuni mesi, condizionando negativamente il suo rendimento. Sostanzialmente non ha avuto grande minutaggio e neanche continuità, ma le doti non si discutono. Il percorso di crescita si sta dimostrando onestamente più lento del previsto, ma va incoraggiato e supportato, perchè le potenzialità e i margini di miglioramento sono evidenti. In più gioca da italiano e nella costruzione del roster futuro, non potrà che essere un punto fermo, con la speranza che la svolta sia rimandata alla prossima stagione.

 

Gentile (voto 6.5). Il buon Stefano raccoglierà probabilmente il testimone di Jack Devecchi e diventerà il nuovo capitano e uomo simbolo. La sua stagione è stata buona ma non eccezionale, sicuramente oltre la sufficienza piena. Anche per lui però c’è da tener conto dei problemi fisici avuti nella prima parte, accentuati e allungati come tempistiche da una debilitazione fisica dovuta ad un prolungato uso di antibiotici che, di fatto lo ha condizionato pesantemente nel ritrovare le forze e uno stato di forma accettabile. Una volta scoperto e risolto il problema si è messo al passo, dando sempre un buon contributo al raggiungimento dei risultati.

 

Jones (voto 7). Ma sarebbe potuto essere un 8, forse più. Giocatore dalla classe cristallina e dalle potenzialità ancora probabilmente parzialmente inespresse, la sua annata agonistica è andata in crescendo toccando un punto altissimo proprio poco prima di subire un infortunio alla caviglia che, gli ha fatto perdere ritmo e fiducia, condizionando tutto il finale di stagione, play off compresi. Se un difetto si deve trovare, è sicuramente la difficoltà a raggiungere uno standard di concentrazione continuo nel corso della stagione e spesso anche all’interno della stessa partita. Nonostante il finale in calando, ha attirato su di se l’attenzione di diversi club. Non è più giovanissimo (ha 30 anni) e il suo futuro è al momento difficilmente ipotizzabile.

 

Raspino (voto 8). Arrivato per dare una mano negli allenamenti, con la valigia lasciata mezzo piena sul divano, ha finito per disfarla e sistemare per bene i vestiti nell’armadio. Qualcuno lo ha definito per certi aspetti (l’applicazione difensiva) il nuovo Devecchi, il che non è poco. Ha conquistato la fiducia di tutti, compagni, allenatore, società con la sua abnegazione quotidiana e l’aiuto dato alla squadra ogni qual volta è stato chiamato in causa. Memorabile la partita difensiva sul MVP del campionato Colbey Ross, annullato, annientato, cancellato. Il suo sogno in maglia Dinamo proseguirà anche la prossima stagione.

 

Massimo Chessa (voto 7.5). Massimino ha detto stop insieme a Devecchi, ma lo ha fatto ancora da giocatore vero, tant’è che in molti son rimasti sorpresi dalla sua decisione. L’attaccamento alla maglia non si discute, anzi si può tranquillamente dire che sia la sua seconda pelle. Lo ha dimostrato in una vita cestistica, ma quest’anno ha dato il colpo di coda riuscendo a ritagliarsi un ruolo importante anche sul campo, quando a causa degli infortuni di Dowe, Robinson e Gentile c’è stato bisogno di lui. Massimino non si è tirato indietro e in certe occasioni ha letteralmente fatto stropicciare gli occhi ai suoi tifosi, tirando fuori un paio di prestazioni clamorose anche dal punto di vista realizzativo. Uomo fondamentale anche nello spogliatoio, la sua assenza come quella di Devecchi, si farà sentire anche da questo punto di vista.

 

Jack Devecchi (voto 10): un voto più che alla stagione, alla carriera che si è saputo costruire. Il Ministro della Difesa, apprezzato, stimato e osannato da tutti, colleghi giocatori, allenatori, tifosi anche avversari. Tutto strameritato, perchè oltre che un eccellente giocatore, Jack è stato ed è un grande uomo e tutti glielo riconoscono. Il campo quest’anno lo ha visto davvero poco, ma essersi fatto sempre trovare pronto non fa altro che aumentarne il valore e il livello delle sue qualità da professionista esemplare. Un grandissimo che ora metterà a disposizione della Dinamo sotto altre vesti, tutta la sua preziosissima esperienza.

 

Luca Gandini (voto 7): poco spazio in campo, pochissimo a dire la verità, specialmente da quando la crescita di Raspino lo ha sostanzialmente spinto fuori dalla lista dei giocatori a referto, ma disponibilità totale e sorrisi da autentico uomo squadra e spogliatoio. Il futuro è incerto, ma la sensazione è che la sua avventura a Sassari possa essersi conclusa e che la società (budget permettendo) punti ad inserire nel roster un giocatore non solo da allenamento, ma che possa entrare più stabilmente nelle rotazioni.

 

 

Aleksej Nikolic (voto 6.5): arrivato a gettone per sostituire temporaneamente l’infortunato Dowe, la sua permanenza a Sassari è coincisa con il momento peggiore della Dinamo. Di certo non per colpa sua. Ha dato una mano, portando forse un pizzico di fosforo in più in regia rispetto al Dowe di inizio stagione. Professionista esemplare, ha lasciato comunque un buon ricordo anche fra i tifosi.

 

 

 

Chinanu Onuaku: (voto 3): si fa fatica a formulare un giudizio su questo giocatore. Molto dotato tecnicamente, talentuoso quanto si vuole, ma per la Dinamo è stata una vera disgrazia. Il suo ego e le sue ambizioni personali hanno rischiato di distruggere in partenza un gruppo che si stava formando e compattando. La società è stata brava ad estirpare l’erbaccia prima che infestasse il prato. A Sassari qualcuno direbbe “più lontano del crasto”. A mai più rivederci.

 

 

Aldo Gallizzi

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