In piazza Fiume zimino per tutti

Azione di disobbedienza civile di candidati e militanti di iRS. Il piatto tipico sassarese non è ancora ritornato legale, al contrario di fiorentina e pajata romana

ZiminoIrs2Sassari. Un’azione di disobbedienza civile per ricordare ai sassaresi che il piatto tipico cittadino, lo zimino, non è ancora ritornato legale. Nonostante il nullaosta degli uffici della Commissione Europea, manca il recepimento nel nostro ordinamento della decisione degli organi comunitari di Bruxelles (non c’è ancora stata la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale). Stamattina militanti e dirigenti cittadini di iRS-Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna hanno sistemato carbonella, brace e graticola (grabiglia) in piazza Fiume, con vino rosso e fette di pane sardo su un tavolino. Lu ziminu, con parasangu (diaframma), riccioli (intestino tenue) e cannaguru (intestino retto), ha così iniziato a spandere il suo inconfondibile e gradevolissimo aroma in tutta la piazza, attirando l’attenzione – ovviamente – di tanti passanti che forse ne avevano dimenticato il profumo. ZiminoIrs1«Ciò che non capiamo è perché la fiorentina sia tornata legale, la pajata romana idem, mentre lo zimino ancora no. L’emergenza della “mucca pazza” è passata da tempo», ha detto stamattina Simone Maulu, che ha arrostito la carne, presenti gli altri candidati di iRS alle elezioni comunali, oltre a dirigenti del partito, che hanno partecipato all’azione. «Si tratta di un piatto tipico che crea economia. È necessaria una maggiore attenzione degli amministratori locali, ma tutto questo è anche diretta conseguenza del fatto che noi sassaresi non abbiamo rappresentanti in Europa. Come non ci sono state interrogazioni in Parlamento, per esempio. Si tratta quindi di fare partire un input dal Comune».

«Parliamo di zimino libero? Certo. E poi questa di oggi è anche un’azione che ha un altro significato. Questa piazza, un tempo frequentata dai sassaresi e adesso quasi totalmente dimenticata è il simbolo di un business, quello dei parcheggi gestiti da Saba Italia. Di contro, l’economia cittadina, e in particolare tante macellerie, si trova di fronte ad un divieto che non ha più ragione d’essere. La nostra vuole essere un’azione di disobbedienza civile. Non vogliamo essere additati più come “spacciatori di zimino”».

Luca Foddai

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